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Perché soffro d'ansia?

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La questione riguardante l'eziologia (cioè la causa, l'origine) dei disturbi d'ansia è stata lungamente dibattuta nella letteratura scientifica degli ultimi anni.

Partendo dal dato più evidente, per cui genitori ansiosi è più probabile che abbiano figli ansiosi, alcuni autori hanno attribuito particolare rilevanza alla componente genetica, per cui i pazienti che soffrono di questi disturbi sarebbero caratterizzati da un temperamento (la componente innata del nostro carattere, trasmessa geneticamente) particolarmente vulnerabile agli stati ansiosi, con un sistema nervoso ed endocrino più facilemente "attivabile" da stimoli ansiogeni (cuore che tende a battere più velocemente, respiro che accelera con facilità...).

Altri autori, invece, hanno evidenziato il ruolo delle componenti ambientali, in primis lo stile di accudimento genitoriale: genitori ansiosi e iperprotettivi sembrano costituire la condizione più comune nelle storie di vita di soggetti con problemi nella gestione dell'ansia. In particolare le madri, coloro che dovrebbero fornire rassicurazione e protezione nei momenti di attivazione emotiva, nel caso in cui siano caratterizzate da un'alterata gestione delle emozioni, potrebbero amplificare, piuttosto che ridurre, stati ansiosi dei figli (se, quando manifesto la mia paura, la mamma si spaventa, allora c'è davvero un pericolo reale, e la persona che dovrebbe proteggermi non è in grado di farlo, quindi sono in pericolo). 

Alcuni autori hanno recentemente rivalutato il ruolo rivestito dall’ansia sociale della figura paterna come fattore di rischio specifico per l'instaurarsi di ansia sociale nell'infanzia. Nel corso dell'evoluzione umana i padri si sono specializzati nella protezione da fattori esterni all’individuo (es. minacce ambientali), mentre le madri si sono specializzate nella gestione di fattori interni (es. fornendo conforto e alimentazione). Di conseguenza i bambini potrebbero essere maggiormente influenzati dalle informazioni di pericolo provenienti dalla figura paterna (relative a minacce esterne), rispetto a quelle provenienti dalla madre. Se i padri manifestano ansia in contesti sociali i bambini lo interpretano come un segnale fortemente negativo riguardante il mondo sociale, sviluppando così una rappresentazione della realtà esterna come minacciosa, e quindi fortemente stressante.

E’ difficile per la figura materna compensare tale comportamento paterno ansioso, perciò spesso si osserva in essa un incremento dei comportamenti di accudimento volti a ripristinare una condizione di benessere nel bambino.

Il rischio nell'instaurarsi di tale dinamica è che il bambino non sviluppi strumenti autonomi per la gestione delle emozioni, dipendendo da interventi esterni di persone significative (amici, parenti, colleghi...) per il contenimento delle emozioni, vissute come incontrollabili. Nei casi più gravi questa tendenza può produrre un'analoga dipendenza da elementi esterni per il controllo delle emozioni, non più orientato verso persone, ma verso oggetti o comportamenti (farmaci ansiolitici, sostanze stupefacenti, spese compulsive, sesso, gioco d'azzardo...).

 

Murray L, Creswell C, Cooper PJ., The development of anxiety disorders in childhood: an integrative review, Psychol Med. 2009 Sep;39(9):1413-23. Epub 2009 Feb 12.

Bögels SM, Perotti EC., Does Father Know Best? A Formal Model of the Paternal Influence on Childhood Social Anxiety, J Child Fam Stud., 2011 Apr; 20(2): 171-181. Epub 2010 Dec 3.